venerdì 6 aprile 2012

Lupin III – Mine Fujiko to lu Onna: La prima impressione... è quella che non conta


È appena iniziata la nuova, rutilante serie dedicata a Lupin III, in occasione dei suoi 40 anni.
(40 anni. Ok, panico.)

 
Serie lupin-esca nuova di zecca, quindi. Anche se, in realtà, la protagonista è Fujiko.

 Grazie ai potenti mezzi della tecnica, ho visto il primo episodio (come diverse migliaia di persone al mondo...) e l’impressione è stata talmente sconcertante da volerne parlare un po’, infrangendo un tabù personale: non giudicare una serie dal primo episodio o giù di lì. A meno che, ovviamente, non si tratti di una lampante caHata.
Ma non è questo il caso. Lupin III - Mine Fujiko to lu Onna (La donna chiamata Fujiko Mine) potrà avere i suoi difetti (e li ha), ma di sicuro non è una lampante caHata. E ha i suoi perché.
Per cominciare, l’intento di recuperare caratterizzazioni più simili a quelle originali di Monkey Punch. O almeno di discostarsi dal personaggio macchiettistico che Lupin era diventato nelle ultime serie televisive.
Diciamo alleluja.
Non ci riesce del tutto, ma l’intenzione è buona… se poi è la strada verso l’inferno lo vedremo più avanti.
Poi la realizzazione tecnica, affidata a quel poser di Takeshi Koike. E qui c’è da fermarsi un attimo.
Koike è uno di quelli, uno che “o lo ami o lo odi”. Per lo più, lo odiano. Redline, che doveva rappresentare il nuovo avvento dell’animazione, s’è rivelato un flop al botteghino peggio di –ahi- John Carter.




Perché Koike è fuffa, è esagerato, è tutta forma e niente sostanza e così via.

E, in effetti, Redline era insopportabile: dopo dieci minuti di linee iperdeformate, di deliri cinetici e colori acidi inizi a sentire distintamente i nervi ottici sfasciarsi mentre i neuroni ti colano fuori dalle orecchie.

Quindi qualche Genio del Marketing ™ deve aver pensato che fosse la soluzione ideale per il rilancio in grande stile di Lupin III.
La fortuna è che venti minuti di animazione in puro Koike-style sono, almeno minimamente, tollerabili.
Vi dirò: se a qualcuno piace questo stile post-acid-pop-liberty, e passa sopra al fatto che il budget era quello che era e hanno cercato di nasconderlo il meglio possibile…
Dai, su.


Ora:  abbiamo personaggi e situazioni finalmente più adulti rispetto agli anni precedenti. Check.
Si vedono tette, comprensive di capezzoli, a profusione. Check.
C’è Lupin, c’è Fujiko e c’è anche, in una breve ma intensa apparizione corredata di assistente adorante, Zenigata. Check.
C’è un comparto grafico che potrà non piacere, ma a cui non si può negare uno stile. Check.

Allora qual è il problema?
Il problema è la proporzione trama/personaggi.
Normalmente, le storie di Lupin III dovrebbero (dovrebbero) essere centrate sulla trama, sull’azione che porta il personaggio -carta conosciuta, come diciamo a Napoli- a raggiungere il suo obiettivo.
Non c’è bisogno di perdere tanto tempo sulla presentazione del personaggio perché, dai: è Lupin.
Ma qui la psicologia dei personaggi non è (più) quella che conoscevamo.
Lupin e Fujiko non si conoscono: si incontrano/scontrano per la prima volta.

Fujiko è, come nota lo stesso Lupin, intelligente, spietata e, soprattutto, una masochista patologica: disposta a tutto, davvero a tutto, non importa quanto in basso debba scendere, pur di ottenere quello che vuole.
Quindi si limona duro, la si tira via con la fionda e c'è anche un po' di (in)sano fingering.


Lupin, invece, è talmente consapevole della propria abilità sovrumana da trovare diletto solo nell’imbarcarsi volontariamente in situazioni disperate pur di poter provare un brivido d’eccitazione. Una sorta di Sherlock-soluzione 7% dedito al furto, che attira volontariamente l’attenzione della polizia sul suo prossimo colpo solo per renderlo più interessante. Altrimenti si annoia.


I due, ovviamente, fanno scintille ma questa cosa relega la trama dell’episodio in sottofondo.
Trama? Ho detto trama?
Scusate, volevo dire “quel patetico pretesto infarcito di cliché che era già vecchio alla fine degli anni 70” che hanno spacciato per trama.
Ora: era il primo episodio, sono a tutti gli effetti personaggi nuovi e c’era bisogno di conoscerli a dovere.
Se è così, ci si può anche stare. Purché dal prossimo l’azione –intesa come sviluppo narrativo- prenda il sopravvento.
Io sarei anche ottimista, se solo qualche Genio del Marketing ™ non avesse dato l’incarico a Koike.
Ma almeno la curiosità di vedere il secondo episodio c’è.

Un’ultima cosa. Difficile che vedremo questa serie in Italia (be happy), ma comunque, e fermo restando l’apprezzamento per chi l’ha dovuto sostituire, sapere che non avrebbe comunque avuto la sua voce mi fa male dentro.  

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