lunedì 4 giugno 2012

Body Worlds: questo è (quasi) ciò che siamo - 2 cent su...

Sapevo che ci sarei andato dalla prima immagine.
M'è bastato leggere l'annuncio che all'Albergo dei Poveri a Napoli avrebbe fatto tappa la mostra Body Worlds ( qui trovate il sito italiano, qui invece quello inglese) per decidere che non me la sarei persa.



Premessa veloce per chi non sa di cosa sto parlando ed è troppo pigro per aprire i link: si tratta di un'esibizione (che ha fatto sfracelli di visitatori in tutto il mondo) di corpi plastinati, ovvero di cadaveri che, previa consenso dei diretti interessati, sono stati sottoposti dopo la morte ad un processo con particolari resine che, in pratica, "cristallizzano" i tessuti rendendoli -appunto- rigidi e simili alla plastica senza alterarne l'aspetto.
Qualcosa di simile ai corpi che si possono vedere nella Cappella di San Severo, sempre qui a Napoli, ma con molta più perizia scientifica e, quindi, con un risultato infinitamente più dettagliato e... efficace.
In seguito questi corpi vengono "lavorati": sezionati, messi in posa e quindi offerti allo sguardo dei visitatori.

Gunther von Hagens, anatomopatologo
Quello esposta nelle sale dell'Albergo dei Poveri di Napoli non è il catalogo completo ideato e realizzato da Gunther von Hagens, ma la sezione "mostra originale".
In altre parole non troverete tutto quello che si vede nelle varie foto promozionali di Body Worlds, ma solo una parte.
In particolare questa mostra si concentra molto su cuore e sistema cardiocircolatorio e, in seconda battuta, sul resto dell'anatomia umana: scheletro, muscolatura, polmoni e sistema respiratorio e così via.
La mostra è comunque molto estesa e vi ci vorranno almeno un paio d'ore per visitarla tutta per bene e studiarvi a dovere le... sculture?
Corpi?
Installazioni?

Già il fatto che io abbia dubbi su come definire quello che ho visto dovrebbe dare l'idea di quanto questa opera, di quanto l'intero lavoro del Professor von Hagens (NdMax: non avete idea di quanto mi senta Jonathan Harker a scrivere 'sta roba...) sia spiazzante.

L'acrobata. Bellissima.
La prima, fortissima impressione è che sia tutto finto.
Che ogni corpo sia un costrutto plasticoso, tipo quei manichini assurdi che si vedono nelle aulee di scienze degli anime giapponesi (se avete presente Lamù/Ureseiyatsura sapete di che parlo), o come le ricostruzioni facciali da serial polizieschi americani.
Bisogna fare un certo sforzo mentale per ricordarsi che, invece, si tratta di vera carne e vere ossa trattati chimicamente.
Che quello che state guardando non è un derivato sintetico del petrolio ma è stato, era un essere umano.
Ha vissuto.
Ed è morto.
E ora è di fronte ai vostri occhi, e sembra finto.

Intendiamoci: la mostra è impressionante, ed ha un valore scientifico che si può solo definire eccelso, fosse anche semplicemente per l'aspetto divulgativo.
Ma spesso le posizioni in cui questi corpi sono esposti e l'effetto finale stesso della plastinazioni li rendono  quasi artificiali.
Perché quello che manca è il viscidume.
Il corpo umano non è così lucido e pulito.
Il corpo umano è un insieme gelatinoso e fluido, pulsante, vischioso e pregno ricoperto da uno strato di epidermide a cui, forse, ci siamo abituati un po' troppo.
Ma senza il viscidume, senza il sangue vischioso... qualcosa si perde.

Spaccata in volo
Inoltre si nota spesso un'intenzione comunicativa che travalica la didattica.
Dall'esibizione scientifica all'installazione artistica, insomma, il passo è brevissimo (non a caso qualcuno ha parlato di "Arte Anatomica").
Non ne faccio una questione etica (la cosa non mi interessa e non tocco l'argomento neanche con un bastone di tre metri) ma estetica.
Quello che mi è successo è stato di stupirmi, spesso, più per la perizia e per le idee delle "scomposizioni" (la "Spaccata in volo" è assolutamene eccezionale, in questo senso) che per la meccanica anatomica in sé.
Il che, magari, è anche un ulteriore pregio della mostra, chi può dirlo?
Di sicuro un effetto (comunicativo, estetico, emotivo...) lo dà, quindi...

Ma come dicevo queste considerazioni non tolgono nulla ai meriti dell'esposizione, che va vista.
C'è tutto il fascino di poter scrutare dentro un corpo, di vederlo aperto e -letteralmente- dispiegato.
C'è una delle installazioni che è semplicemente perfetta, da questo punto di vista: un'operazione a cuore aperto, sul modello della Lezione di Anatomia, in cui il paziente è un plastinato, e lo è anche il medico.
Metafisica come se piovesse, insomma.

Per quanto questa cosa possa sembrare morbosa (e, in effetti, un po' lo è), vedere come sia fatto veramente un cuore, la meraviglia delle ossa dell'orecchio (tre pezzetti di pochi millimetri che vi consentono di godervi Beethoven, per dire), come funziona una rotula, scoprire che un singolo globulo rosso percorre per intero tutto il vostro corpo in meno di 20 secondi... e non su un libro o su un modellino, ma su quello che era un vero cuore, un vero apparato circolatorio...
Fossi stato un insegnante di scienze, i miei alunni ce li avrei portati a calci, se necessario.



Dovreste vedere l'altro cannocchiale...
Perché conoscersi è il metodo migliore per migliorarsi (e, in questo senso, l'opera di von Hagens è assolutamente riuscita, e meritoria).
Perché affrontare la secolare e infantile repulsione nei confronti del corpo umano (spesso del proprio corpo, santocielo) a favore di un approccio razionale e, sì, anche ironico, è un'ottima terapia contro l'idiozia generalizzata.
E la goliardia, l'umorismo anche un po' becero fanno parte del gioco.
Mi sono divertito da matti a ribattezzare una delle figure "L'Ammiraglio Grancannocchiale" (e per "cannocchiale" intendo "pene")  e con "La nuotatrice" posso dire di non essere mai stato così dentro una donna da quando ero nell'utero di mia madre.

Fumi?
E anche (anche) perché puoi dire quanto vuoi ad un fumatore che quella roba fa male, ma vedere l'espressione di sincero raccapriccio negli occhi di una che hai visto sfumacchiare prima, all'ingresso, di fronte a veri polmoni umani annegati nel catrame... oh, è tutta un'altra cosa.
(Sadismo? Mh... sì, giusto una goccia. Ma è ben meritata).




A questo proposito: ci sono un paio di punti in cui anche io ho avuto un po' di brividi.

Sono esposti diversi organi (polmoni, bronchi, reni...) colpiti da tumori a diversi stadi.
E quelli, dannazione, fanno male.

Verso la fine del percorso, poi, quasi defilata rispetto al resto, c'è una sezione tutta dedicata al concepimento e alla gestazione.
Ci sono plastinati di feti a varie fasi di sviluppo, dalle poche settimane -piccoli ammassi cellulari- alla "quasi nascita", incastonati in teche di cristallo trasparente, oltre che il corpo di una donna in stato di avanzata gravidanza.
E anche lì l'emozione, qualche che essa sia, è fortissima. Vuoi perché faceva molto caldo, o perché c'era uno strano odore come di cucina cinese...
C'è, in questa sala più che nel resto del percorso, una difficoltà maggiore a guardare con occhi distaccati. Forse per il naturale istinto che ci porta a preservare la nostra progenie, o forse perché, come in un sacrario di occasioni perse, sei di fronte ad una dichiarazione, fredda e, questa sì, crudele, della cieca imparzalità della fine prima ancora che ci sia stato un inizio.

O forse perché a me l'immagine dello Star Child di 2001 m'ha sempre messo una certa inquietudine...