mercoledì 18 aprile 2012

Grimm - 2 cent su...

Se giocate a poker, quello vero, non quella boiata televisiva del Texas Hold'em, saprete che la chiave della vittoria è giocare bene le propre carte. Anche una mano appena discreta può fruttare un buon piatto.
Per Grimm, serie fantasy NBC, le cose sono andate così.
Il soggetto non è particolarmente originale, ci sono pochi elementi davvero validi ma bisogna ammettere che lo staff ha saputo giocarseli bene, tanto da guadagnarsi il rinnovo per una seconda stagione.

Da cosa si parte.

Nick Burkhardt è un detective di Portland. Un buon detective, classico all-american-boy. Fa il suo lavoro in coppia con il collega Russel, ha una fidanzata, Juliette, e una vita tutto sommata normale. Almeno fino a che la zia Marie non torna nella sua vita. Marie è la donna che ha cresciuto l'orfanello Nick.
Una donnina fragile, affettuosa ed una micidiale macchina di morte.
Davvero: immaginatevi una cosa tipo Yoda e Chiun con le fattezze della dolce e inferma signora vicina di casa. Peccato che i giorni della zietta su questa valle di lacrime siano contati, perché era un personaggione.
E infatti ci mette un bel po' a crepare, la vecchietta, e prima di decidere a farsi seppellire una volta per tutte riesce persino a prendere ancora a calci uno o due culi per poi passare all'ignaro Nick il testimone per la sua nuova missione da Grimm.

Cos'è un Grimm? In buona sostanza, un cacciatore del soprannaturale. Un segugio capace di riconoscere, stanare e uccidere i Wesen, ovvero tutti quei simpaticissimi mostri che da sempre condividono la vita con l'Uomo, nascosti se non nelle leggende e nelle favole. Insomma: licantropi e così via che vivono più o meno tranquillamente tra di noi, celando il loro vero aspetto.

Nick si trova quindi invischiato in questo nuovo, pericoloso aspetto della realtà, con l'unico ausilio dell'eredità della zietta (una roulotte/arsenale/sancta-sanctorum che è il sogno bagnato di ogni geek che si rispetti) e di Monroe, un lupo mannaro (Blutbad, nella serie: il tedesco sembra essere la lingua base dei Wesen) che ha deciso di darsi al pilates, alle verdure e alla riparazione di orologi per lasciarsi alle spalle le brutte abitudini (uccidere, squartare, mutilare, sbranare...) degli antenati.


Cosa c'è di buono.

Detta così, poco. Il soggetto, come dicevo, non è il massimo dell'originalità, se vi piacciono gli eufemismi.
Buffy, Angel, Supernatural... c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Non è un caso se dietro Grimm c'è la mano (capace) di David Greenwalt, ovvero uno della "scuola Wheadon", co-creatore della serie dedicata al nostro amato Campione Vampiro con l'Anima.

Cattivo, ma con stile.
Ma, dopo un iniziale rodaggio ancora troppo legato al concept "monster of the week", Grimm ha saputo imbastire una buona trama orizzontale, basata in massima parte sui misteriosi intrighi del superiore di Nick, il capitano Sean Renard (un ottimo Sasha Roiz), probabilmente una delle migliori caratterizzazioni dello show insieme a Silas Weir Mitchell, ovvero Monroe.

Che avrò fatto di male...
Già, Monroe. Sarcastico, costantemente combattuto tra una natura docile e il suo alter ego sbranapecore, Monroe è il vero personaggio cardine della serie. Costretto da Nick a fare di volta in volta da guida turistica nel mondo dei Wesen, informatore, infiltrato e carne da cannone, il buon Blutbad sopravvive a dosi di autoironia e stoicismo. Una buona prova d'attore per Silas Weir Mitchell, che è riuscito a dare un tocco di adorabile goffagine a un tizio che sarebbe capace di offrirti una tisana, andare in deliquio per un trenino elettrico o strapparti via le braccia.

I Wesen, ovvero i principali antagonisti di Nick, sono ben caratterizzati: a parte i classici lupi mannari c'è un bestiario capace di accontentare ogni maniaco del furry, inclusi procioni, draghi, topi, rettiloidi vari e uccelli. Al momento sembra che i Wesen abbiano una propria struttura sociale molto complessa, ma la cosa è appena appena accennata, anche se la visione dell'equivalente delle fumerie d'oppio è stato... interessante.
Gli effetti di trasformazione non sono male, considerato che il budget a disposizione è quello che è.

Nella dieta le fibre sono importanti!
Personaggi a parte (va almeno citato il Sergente Wu/Reggie Lee, che nelle ultime puntate s'è prodotto in performance gastronomiche da applausi), dove Grimm sta dando una buona impressione è nel tono degli ultimi episodi, che riescono a gestire bene l'equilibrio tra le parti fantasy/horror (moderatamente blande ma tutto sommato efficaci), il poliziesco (roba da serie B, a dirla tutta) e il tono più leggero e scanzonato. Siamo ancora lontani dai dialoghi brillanti di Angel e dalle citazioni metatestuali di Supernatural, giusto per citare i primi diretti punti di riferimento, ma almeno le puntate non sono un micidiale spreco di tempo come per Once Upon A Time.
   
Cosa c'è da migliorare.

Il personaggio principale, senza dubbio. Al momento David Giuntoli-Nick, una sorta di versione light di Brandan Fraser (capirai...), ha il carisma di un boiler. E la sceneggiatura non lo aiuta: il nostro protagonista è troppo passivo e troppo poco incisivo.
Inoltre, ammettiamolo: da quello che s'è capito fino ad ora Nick è la chiavica dei Grimm.
Per capirci: ogni volta, ogni volta che un Wesen sente la parola "Grimm" sbianca, se la fa nei pantaloni e scappa implorando pietà. Il che, dopo aver visto in azione la Cara Vecchia Zia Marie, non è neanche tanto strano.
Non sottovalutatela: porebbe sgozzarvi con quel coltello prima che possiate dirle che i pomodori non vi piacciono
I Grimm, apparentemente, devono essere abilissimi, spietati e implacabili.
Nick nel migliore dei casi con i Wesen prova a (sigh) parlarci, si fa pestare come un sacco da allenamento e per lo più la sfanga con poderose Botte di Culo (TM), o grazie all'aiuto di Monroe. Va bene un protagonista più umano, con dubbi, scrupoli e quant'altro, ma qui si esagera. Eppure la lezione di Angel dovrebbe essere chiara: meno chiacchiere e più asce.

Anche la storia d'amore con Juliette è poco sviluppata. Tra i due c'è un rapporto profondo, ma Nick (dietro Ultime Volontà della zietta e in piena sindrome da supereroe) non ha detto nulla alla compagna della sua nuova qualifica professionale, con il risultato di farla trovare parecchie volte in guai grossi senza neanche spiegarle bene il perché. E c'è anche rimasto male quando la bella figliola ha rifiutato la sua proposta di matrimonio, visto che lei non può fidarsi completamente di uno che non le dice tutto. Ma che strano, eh?
In definitiva, Juliette meriterebbe più spazio, ammesso che riesca a scrollarsi di dosso quella fastidiosa death flag che si porta dietro dalla prima puntata.
Ah: e persino Juliette spara meglio di Nick.

Inoltre, alle soglie della diciottesima puntata e con un rinnovo già bello in saccoccia, forse è arrivato il momento di premere il pedale sul'acceleratore: coinvolgere di più gli spettatori dando finalmente un'occhiata più approfondita al setting del mondo dei Wesen, fino ad ora solo appena accennato. Approfondire le relazioni tra i personaggi, sciogliere un po' i dialoghi... buttarsi, insomma.

Gli ultimi episodi visti non sono stati male, in quest'ottica, e anche il personaggio ricorrente di Adalind (un'intrigante Claire Coffe) reclama maggiore attenzione. E non lo dico solo perché è così:
Il sesso con lei potrebbe ridurvi in coma. Rispettate la fila.
Tiriamo le somme.
Dopo essere rimasti orfani di Supernatural (no, non è vero. Non sta continuando. Chi vi dice il contrario mente sapendo di mentire), Grimm ha le potenzialità per diventare un buon sostituto delle avventure dei fratelli Winchester (BUM!). I dati d'ascolto si stanno dimostrando una vera boccata d'ossigeno per la NBC e il serial inizia ad avere un discreto seguito anche sul web. Lode agli autori per essere riusciti a superare il pantano in cui s'erano ficcati con gli episodi centrali.
Sono stati introdotti anche un paio di personaggi nuovi potenzialmente interessanti, chiaro segno che c'è la volonta di proseguire. Ottima cosa, considerato anche che le serie Wheadoniane (e questa lo è) ingranano seriamente dopo la prima stagione.
Speriamo: Grimm non avrà le pretese di Touch o la finezza stilistica di Awake, c'è ancora parecchio su cui lavorare ma, come dicevo, quello che si è visto fino ad ora potrebbe addirittura alimentare un cauto ottimismo.
Altrimenti c'è sempre Once Upon A Time, se proprio non riuscite a smetterla col masochismo.

Nessun commento:

Posta un commento